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Non solo gli Stati Uniti, ecco gli altri Paesi che puntano all’esplorazione della Luna

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Nel dicembre del 2017 la NASA, l’agenzia spaziale statunitense, ha annunciato la nascita di una nuova serie di missioni chiamata Artemis, che mira a riportare l’uomo sulla Luna per la prima volta dal 1972. Gli Stati Uniti non sono però l’unico Paese interessato all’esplorazione del nostro satellite naturale, anzi, tutte le più importanti agenzie spaziali del mondo hanno elaborato negli ultimi anni un proprio programma lunare. Ma a che punto sono le varie Nazioni nella corsa alla Luna? 

Uno dei Paesi più attivi nell’esplorazione lunare è sicuramente l’India, con il suo programma “Chandrayaan”. Annunciato nel 2003, Chandrayaan conta fino ad ora due missioni. La prima, Chandrayaan I, è stata una missione di importanza storica: nel 2008 fu messo in orbita lunare un satellite (chiamato appunto Chandrayaan I), dal quale si è successivamente distaccato un piccolo lander, con l’obiettivo di schiantarsi sul polo sud lunare ed alzare una nuvola di detriti. Questi detriti sono stati poi analizzati dal satellite in orbita, che ha confermato definitivamente la presenza di acqua allo stato solido nel polo sud della Luna. 

Chandrayaan II è stata invece lanciata nel 2019 e consisteva in un lander e in un rover per l’esplorazione del suolo. Purtroppo, a causa di un errore nel software del lander, si è schiantato sulla superficie della Luna, distruggendo l’intero carico. 

L’ISRO (l’agenzia spaziale indiana) non si è però data per vinta, e ci riproverà nel 2023 con la missione Chandrayaan III. Inizialmente fissato per agosto 2022, il lancio è stato posticipato al prossimo anno a causa di problemi nello sviluppo del sistema propulsivo: “Il lander è in fase di assemblaggio, ma attualmente stiamo testando i propulsori, perché l’ultima volta abbiamo avuto dei problemi. Andremo veramente cauti questa volta, perché sappiamo come arrivare sulla Luna, dobbiamo solo capire come atterrarci” ha commentato Somanath, dirigente dell’ISRO. 

Il lander Chandrayaan III

Rimanendo nel continente asiatico, anche la Cina sta portando avanti il suo programma per l’esplorazione lunare. La serie di missioni “Chang’e” ha portato la super-potenza asiatica a diventare la terza Nazione al mondo, dopo USA e USSR, ad atterrare con successo sulla Luna con un rover nella missione Chang’e III, e la prima in assoluto ad atterrare nel lato nascosto del nostro satellite, con la missione Chang’e IV. Le prossime missioni in programma sono Chang’e VI, VII e VIII, che verranno lanciate intorno al 2025 e che getteranno le basi per la costruzione di una futura base di ricerca nel polo sud lunare. 

La Cina non ha però intenzione di fermarsi alla sola esplorazione robotica: è in fase di progettazione un nuovo lander capace di ospitare umani al proprio interno in vista di future missioni con equipaggio, che la Cina spera di poter lanciare negli anni ’30. Purtroppo i dettagli di questo progetto sono segreti, ma è noto ormai a tutti che il Paese asiatico è uno dei protagonisti della nuova corsa allo spazio.

 

In questo panorama internazionale si inserisce anche l’ESA, l’agenzia spaziale europea. Grazie alla collaborazione con la NASA, il modulo di servizio della capsula Orion verrà costruito in Italia. Questo modulo è di vitale importanza per il successo delle missioni Artemis, in quanto fornirà propulsione, supporto vitale, potenza, aria ed acqua all’intera capsula, consentendo di fatto l’abitabilità di Orion.

La capsula Orion

Ma l’ESA ha intenzione di lanciare anche una propria missione verso la Luna, chiamata ISRU (In-Situ Resource Utilisation) che mira a dimostrare di quali tecnologie abbiamo bisogno per estrarre ed utilizzare risorse direttamente sul nostro satellite, punto chiave delle future missioni con equipaggio sul suolo lunare. 

L’Agenzia Spaziale Europea parteciperà anche al progetto “Lunar Gateway” per la costruzione di una stazione spaziale orbitante attorno alla Luna. In questa direzione si muove la missione Heracles, che sarà lanciata nel 2028 e che consisterà in un rover interamente comandato dal Gateway, capace di raccogliere ed inviare materiale prelevato dal suolo. 

Grazie anche alla spinta delle imprese private, la corsa allo spazio sta diventando sempre meno costosa, consentendo ad un numero sempre maggiore di Paesi di prendervi parte, e questo è un bene, perché il numero crescente di missioni dirette verso il nostro satellite naturale non fanno altro che avvicinare sempre di più il momento in cui, per la prima volta dal 1972, l’uomo rimetterà piede sulla Luna, questa volta per restarci 

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