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Ecco come i cambiamenti climatici stanno aumentando il numero di detriti spaziali!

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I cambiamenti climatici sono, lo sappiamo, la minaccia più grave che l’umanità si è mai trovata a dover affrontare: tra siccità, inondazioni e fenomeni atmosferici estremi sempre più frequenti, gli effetti dell’attività umana sull’ambiente sono ormai più che evidenti. Ma c’è un altro ambito che rischia di essere compromesso dai cambiamenti climatici: lo spazio. 

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Geophysical Research Letters” ha dimostrato infatti come l’assottigliamento dello strato superiore dell’atmosfera sta aumentando il tempo in orbita dei cosiddetti “detriti spaziali”, un problema destinato ad ingigantirsi nel prossimo futuro. 

Per capire il collegamento tra cambiamenti climatici e “spazzatura spaziale” bisogna prima di tutto comprendere i meccanismi con i quali si pone fine alla vita operativa di un satellite o di un qualsiasi oggetto orbitante.

I satelliti che si trovano sulla cosiddetta “Low Earth Orbit” ossia ad un’altezza massima dalla Terra di 1000 chilometri, alla fine della propria vita operativa, conservano parte del carburante per effettuare delle manovre di de-orbiting, diminuendo così il raggio dell’orbita fino ad un’altezza tale in cui l’atmosfera diventa abbastanza densa da “frenare” il satellite senza bisogno di spendere propellente, e di conseguenza farlo cadere verso la Terra, dove brucia grazie all’attrito generato dall’atmosfera. 

Gli strati dell’atmosfera: la termosfera e l’esosfera sono interessate dal fenomeno di assottigliamento

Ed è proprio nell’ultima fase che entrano in gioco i cambiamenti climatici: nella bassa atmosfera, le molecole sono molto vicine fra loro e intrappolano il calore che l’anidride carbonica assorbe. Nell’atmosfera superiore, le molecole di anidride carbonica assorbono ancora il calore, ma poiché non ci sono molte molecole in giro con cui condividerlo, viene presto irradiato nello spazio esterno. Quando l’atmosfera superiore emette calore, si raffredda e si restringe. E dove si restringe, gli oggetti spaziali hanno improvvisamente una corsa più fluida, estendendo la loro vita orbitale e di conseguenza impiegando più tempo per cadere sulla Terra

I detriti spaziali stanno diventando un problema in rapida crescita per gli operatori satellitari a causa del rischio di collisioni, e il declino a lungo termine della densità dell’atmosfera superiore sta ingrandendo ancora di più la portata di questo fenomeno”, ha affermato Ingrid Cnossen, ricercatrice del “British Antartic Survey“, l’ente che ha effettuato lo studio.

Immagine che mostra la quantità di oggetti presenti in orbita attorno alla Terra

I detriti spaziali sono un grosso problema già oggi: lo “United States Global Surveillance Network” ha tracciato circa trentamila detriti più grandi di 10 centimetri, mentre secondo l’Agenzia Spaziale Europea sarebbero circa un milione i frammenti di larghezza pari a 1 centimetro. Numeri impressionanti, destinati a crescere nel prossimo futuro a causa del numero di costellazioni di satelliti messi in orbita sempre maggiore. Con l’aumento del numero di detriti spaziali, aumenta anche il pericolo di collisioni, che a loro volta creerebbero ulteriori detriti, portando ad un effetto domino che metterebbe fuori uso l’intera orbita terrestre. È quella che viene chiamata “Sindrome di Kessler” dal nome del consulente NASA Donald J. Kessler che per primo ha teorizzato, nel 1991, questo scenario quasi apocalittico. 

I detriti spaziali sono un problema ben più grande di quello che si può essere portati ad immaginare, ed uno scenario come quello ipotizzato da Kessler porterebbe incredibili danni alla qualità della vita di tutti i giorni qui sulla Terra: dalle previsioni meteo grazie alle quali si riescono a prevedere uragani e tornado, avvertendo in tempo le zone a rischio e salvando migliaia di vite, ai progressi nella medicina e nella robotica, che rendono i nostri ospedali sempre più efficienti. I cambiamenti climatici stanno esasperando questo problema, avvicinandoci pericolosamente ad un punto di non ritorno. 

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