Il periodo che stiamo vivendo, grazie soprattutto alla spinta delle compagnie private, può essere considerato un “Rinascimento” dell’esplorazione spaziale, dopo decenni in cui l’interesse verso i viaggi interplanetari era scemato. Le agenzie nazionali, in collaborazione con le varie compagnie private, si stanno ponendo obiettivi sempre più alti, a partire dalla colonizzazione del nostro satellite naturale, la Luna. E come ben sappiamo, colonizzare un luogo, che sia l’America del 1500 o la Luna, vuol dire sfruttare le risorse che questo luogo mette a disposizione. Ma quali risorse sono presenti sul nostro satellite naturale? Come faremo ad estrarle? Ma soprattutto, perché è così importante investire in questo campo?
Lo “Space Mining” è definito come l’attività di estrazione di materia grezza da asteroidi, satelliti e pianeti. Questo è un settore che diventerà di fondamentale importanza nel prossimo futuro: pensare di rifornire continuamente una colonia su un altro pianeta con lanci dalla Terra è assolutamente fuori portata, sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista ambientale. Dunque se vorremo mantenere degli avamposti nello spazio, sarà necessario imparare a sostenerli con le risorse che lo spazio ci mette a disposizione.
Quali sono le risorse presenti sulla Luna?
Una risorsa di fondamentale importanza è l’acqua. Attraverso l’elettrolisi dell’acqua si possono ottenere idrogeno ed ossigeno, due sostanze importantissime utilizzate come carburante nella maggior parte dei lanciatori. L’acqua inoltre servirà per rifornire la colonia e potrà essere utilizzata nelle coltivazioni, importantissime per il sostentamento alimentare di un avamposto nello spazio. Poiché l’acqua è così importante per le future esplorazioni spaziali, le missioni lunari previste per la seconda metà degli anni venti mirano ad atterrare nel polo sud del nostro satellite, dove è stata confermata la presenza di acqua conservata sotto forma di permafrost.
Ma sulla Luna sono presenti altre ricchezze: uranio, ferro, potassio, fosforo, alluminio, calcio, silicio e magnesio sono solo alcuni degli elementi presenti sul satellite naturale della Terra e che costituiscono per noi una risorsa economica enorme: gli analisti stimano che il mercato derivante dallo space mining varrà 3,9 miliardi di dollari nel 2025, cifra destinata ad aumentare vertiginosamente con l’aumento delle attività umane sugli altri corpi celesti.
Un’attività economica così redditizia naturalmente ha bisogno di un’ampia e completa copertura legislativa, che al momento non c’è. Nel 2015 la società americana Planetary Resources ha intentato una causa al Congresso Americano affinché fosse approvato lo “U.S. Space Launch Competitiveness Act” che riconosce il diritto ai cittadini americani di possedere le risorse di un asteroide che conquistano. Ma manca ancora una legislazione chiara e universale che possa coprire ogni aspetto di questa nuova attività. Un ruolo fondamentale nella società avranno quindi i legislatori del futuro, e sarà dunque di fondamentale importanza formarli in modo adeguato.
Quali aziende stanno investendo nello space mining?
Sicuramente la compagnia giapponese iSpace è una delle più avanzate in questo settore: con il progetto “Hakuto” mirano a lanciare due rover lunari entro il 2024 dotati di trivella per l’estrazione dell’acqua presente nel polo sud lunare. Questi rover saranno pilotati interamente da remoto, rendendo quindi possibile il loro utilizzo dal futuro Lunar Gateway, la stazione spaziale orbitante intorno alla Luna che la NASA, proprio in collaborazione con la ESA e la JAXA (l’agenzia spaziale giapponese) ha intenzione di costruire nella seconda metà degli anni venti.
Da non dimenticare è anche la Asteroid Mining Corporation, che, tramite l’utilizzo di mini satelliti mira ad estrarre risorse dagli asteroidi per poi riportarle sulla Terra. Secondo il loro piano, un primo satellite servirà per “scannerizzare” il suolo dei vari asteroidi, analizzando il terreno in cerca di minerali. Un secondo satellite invece verrà fatto atterrare sull’asteroide più promettente per estrarre ed analizzare una piccola quantità di minerali, verificando così le analisi del primo satellite. Infine, se le analisi riscontreranno un esito positivo, un terzo satellite verrà lanciato, questa volta con l’obiettivo di scavare e portare sulla Terra un gran numero di minerali e pietre. Purtroppo ad oggi non c’è ancora una data certa per il lancio di questi satelliti, ma la Asteroid Mining Corporation mira a riportare sul nostro pianeta circa 20 tonnellate di platino, per un totale di circa 33 milioni di dollari.
Lo space mining è un’attività ancora acerba. Come detto manca ancora una vera e propria legislazione circa queste attività, e soprattutto le nostre conoscenze tecnologiche non sono ancora abbastanza ampie per riuscire effettivamente ad avviare questo tipo di business. Per questo motivo è necessario continuare ad investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie spaziali che possano rendere realtà i progetti delle migliaia di aziende che operano in questo settore, creando così milioni di nuovi posti di lavoro.